A N T O N E L L A
C I C C O Z Z I
Iridescence - Carloz Salzedo
Antonella Ciccozzi - arpa
Stradivarius 2021
FANFARE MAGAZINE OTTOBRE 2021
"All of the Salzedo compositions on “Iridescence” are melodic, colorful, engaging, and filled with virtuoso opportunities. Harpist Antonella Ciccozzi plays with pristine technique, ravishing tonal quality, and keen involvement. "
"Tutte le composizioni di Salzedo su " Iridescence" sono melodiche, colorate, coinvolgenti e piene di opportunità virtuosistiche. L'arpista Antonella Ciccozzi suona con tecnica incontaminata, qualità di suono incantevole e vivo coinvolgimento."
Ken Meltzer
FANFARE MAGAZINE OTTOBRE 2021
"Antonella Ciccozzi has the measure of the music, a warm sound, technical and rhythmic security, and requisite flair.
. Ferando Scafati’s notes, idiomatically translated by Mike Webb, are very informative. Warmly recommended. "
"Antonella Ciccozzi ha la misura della musica, suono caldo, sicurezza tecnica e ritmica e il talento necessario. Le note di Fernando scafati sono molto istruttive. Caldamente raccomandato."
Henry Fogel
CLIC MUSIQUE GIUGNO 2021
"... les œuvres rassemblées ici par l’excellente Antonella Ciccozzi, mettent autant en valeur l’ingéniosité du compositeur que la virtuosité de interprète"
"... le opere qui raccolte dall'eccellente Antonella Ciccozzi mettono in evidenza tanto l'ingegnosità del compositire quanto il virtuosismo dell'interprete"
Jeaques-Philippe Saint-Gerard
OperaTeatro DICEMBRE 2021
"... con un’autorevolezza che le viene da un’altrettanto naturale capacità di fare dello strumento un veicolo di narrazione e di evocazione, Antonella Ciccozzi conduce per mano l’ascoltatore attraverso le pagine più rappresentative di questo gigante, mettendo in evidenza le tante anime della sua cifra creativa: l’inesausta ricerca esplorativa volta a stanare dalla cordiera l’esplosione miracolosa delle sue sconfinate risorse, ma anche l’aspetto più introspettivo, più intimo, della sua personalità."
Elide Bergamaschi

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IRIDESCENCE - CARLOS SALZEDO
“Salzedo ha fatto per l’arpa ciò che Bach ha fatto per l’organo, Paganini per il violino, Chopin, Liszt e Debussy per il pianoforte, cioè aumentare le potenzialità tecniche ed espressive degli strumenti che avevano scelto”. Così il grande direttore d’orchestra Leopold Stokowski ricordava la figura di Carlos Salzedo, nato in Francia, ad Arcachon, nel 1885 e morto negli Stati Uniti, a Waterville, nel 1961.
Di origine franco spagnola con radici ebraiche, figlio di musicisti (cantante il padre, pianista la madre, violinista il fratello maggiore), brucia le tappe della sua formazione, conseguendo a soli 16 anni il Premier Prix al Conservatorio di Parigi in arpa e in pianoforte nello stesso giorno, nell’epoca in cui il direttore del Conservatorio è Gabriel Fauré. Trasferitosi a New York, diventa arpista solista dell’Orchestra del Metropolitan sotto la guida di Arturo Toscanini: con lui Salzedo prende lezioni di direzione d’orchestra. Lascia l’incarico nel 1913 per dedicarsi interamente ai concerti, alla composizione e all’insegnamento, con una lunga carriera che lo porta a lasciare il segno come figura di riferimento per l’arpa del Novecento.
Salzedo fu un instancabile organizzatore, interprete all’arpa e al pianoforte, direttore d’orchestra: è fondatore con Edgard Varèse della International Composers’ Guild (attiva dal 1921 al 1927), è membro della International Society for Contemporary Music e di un’infinità di prestigiose associazioni. La volontà di diffondere la musica dei nuovi compositori e di formare il pubblico rimane una costante nell’arco dell’intera vita. La sensibilità nei confronti della nuova musica e la forte vocazione didattica lo inducono a pubblicare nel 1921 un’opera fondamentale per gli interpreti e i compositori: Modern Study of the Harp, in cui sono compresi i Five Poetical Studies. Le principali innovazioni tecniche esecutive ed espressive dell’arpa, frutto anche di una personale ricerca sulla gestualità condivisa con il leggendario ballerino russo Vaslav Nijinskij, di cui era diventato amico, trovano qui l’estesa applicazione che caratterizza l’intero repertorio di Salzedo: una gestualità finalizzata a creare il suono “giusto”, a indirizzare l’energia verso la direzione musicale. Determinante è stata quindi la sua influenza nei compositori del Novecento: da Stravinskij a Schoenberg, da Bartók a Prokof’ev, da Britten a Ginastera, tutti i più importanti autori hanno fatto tesoro delle tecniche innovative di Salzedo per l’arpa.
L’impegno didattico lo porta a insegnare dagli anni Venti nelle due principali istituzioni educative musicali degli Stati Uniti: il Curtis Institute di Filadelfia e la Juillard School di New York, dove forma una nuova generazione di arpisti, a cui lascia un vasto repertorio di opere originali e trascrizioni per arpa sola e in formazione cameristica.
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Il programma qui presentato offre la possibilità di affiancare il grande affresco sonoro delle Variations sur un thème dans le style ancien (1911), dal virtuosismo finalizzato alla dimostrazione di tutte le risorse offerte dallo strumento, a una raccolta più intima come i Five Preludes del 1917, per terminare con la Suite of Eight Dances composta nel 1943.
All’eta di 26 anni Salzedo pubblica Trois morceaux pour harpe seule: Ballade, Jeux d’eau e Variations sur un thème dans le style ancien. Già nella scelta dei titoli è possibile ravvisare l’ambiente culturale francese a cui apparteneva (si pensi solo alle composizioni pianistiche come la Ballade op. 19 e il Thème et variations op. 73 di Fauré o Jeux d’eau di Ravel), ma la destinazione per l’arpa caratterizza questi brani in modo inequivocabile. Ogni brano è indipendente, ma certamente è il terzo che resta come tra i più conosciuti e largamente eseguiti del repertorio. Le possibilità dello strumento sono esplorate in tutta la loro varietà e permettono all’interprete di mettere in luce il virtuosismo nel senso più completo del termine: non solo quindi esibizione di abilità esecutive, ma soprattutto capacità di valorizzazione dell’aspetto espressivo all’arpa.
Al tema neoclassico seguono undici variazioni con una cadenza, che nel finale conduce alla riproposta del tema, sempre riconoscibile ed elaborato più da un punto di vista squisitamente strumentale che armonico o strutturale. Di seguito sono indicate in sintesi gli elementi caratterizzanti di ogni variazione.
1.Il tema è affidato alla mano sinistra, mentre la destra risponde con decorazioni in terzine.
2.Tempo di Bourrée.
3.Scherzando, ancora con terzine e abbellimenti: per la sequenza di note delle terzine è richiesta una esplicita diteggiatura, che richiede l’uso del secondo dito, in staccato.
4.Figurazioni in sestine a mani alternate, decorazioni del tema con ampio uso dei trilli.
5.Maestoso. Il tema è proposto in ampi accordi, con decorazioni in glissando.
6.Vigorosamente. Rapide quartine di sedicesimi sono divise tra le mani.
7.Molto più lento. La melodia è riproposta con trilli.
8.Rapide scale e arpeggi in tutta l’estensione dello strumento.
9.Lento, tempo di Barcaruola (sic). Un curioso metro in 5/8 per una Barcarola (che di norma dovrebbe essere in 6/8), al quale Salzedo è molto legato anche in altre composizioni, come si vedrà più avanti per i Five Preludes.
10.Come uno (sic) preludio. Variazione in stile improvvisativo libero, in omaggio alla tradizione originaria del preludio.
11. Fuga. La testa del tema diventa il soggetto di una fuga a 3 voci. Una cadenza libera riporta al Maestoso iniziale, con il tema riproposto con accordi e glissandi per il finale.
Il numero cinque è protagonista dei Five Preludes (non a caso il titolo originale era Pentarhythmie): cinque sono i preludi, 5/4 è il metro usato (tranne nel primo 5/8), le quintine ricorrono spesso come figurazioni nel corso dei brani. Alcuni studiosi attribuiscono questa passione alla tradizione dei Paesi Baschi, assorbita nell’infanzia, che spesso usa questi ritmi. D’altra parte Salzedo aveva una passione per i numeri, se nel 1921 scrisse Four Preludes to the Afternoon of a Telephone, per duo di arpe, utilizzando i numeri di telefono di quattro dei suoi studenti.
Composti tra il dicembre 1916 e il marzo 1917, furono eseguiti per la prima volta dall’autore a Filadelfia il 15 novembre dello stesso anno. Il virtuosismo lascia qui lo spazio a una dimensione più intima (tranne il quarto preludio), in un’atmosfera rarefatta, che valorizza gli aspetti più evocativi e suggestivi dello strumento. Frequenti sono le sospensioni con l’utilizzo di pause e corone che dilatano il tempo in una sorta di attesa meditativa.
1.Quietude. Doux et confiant
Una soave melodia accompagnata è proposta dalle mani in alternanza.
2.Iridescence. Fluctuant
Una melodia per gradi congiunti con semplice accompagnamento crea un’atmosfera sospesa; le ripetizioni a partire da gradi diversi della scala, con accordi di quarte, quinte e seste, la trasformano, evocando espressioni iridescenti luminose, emanazioni di un diverso oggetto.
3.Introspection. Profondement calme
La mano destra procede con figurazioni costanti di quintine di semicrome, che si ripetono incessantemente, come a creare un’atmosfera “ipnotica”, mentre la melodia è affidata alla mano sinistra. Dopo una sospensione, glissandi leggeri portano alla sezione conclusiva in accordi.
4.Whirlwind (Tourbillon)
La presenza di indicazioni come vertigineux, fulminant, aerien, fulgurant, éclatant ricordano alcune visionarie indicazioni del tardo Skrjabin per questo moto perpetuo, unico momento virtuosistico della raccolta.
5. Lamentation. Hiératique
Dopo una sezione iniziale con accordi regolari in costante andamento omoritimico, evocativo di una processione, si presenta una parte con figurazioni in quintine: punti isolati divisi tra le mani. Dopo la ripresa della sezione in accordi, l’andamento procede in crescendo con una progressiva sparizione alla fine.
La Suite of Eight Dances, dedicata alla seconda moglie Lucile Lawrence, ha goduto fin dalla pubblicazione di grande fortuna tra gli interpreti. Alle prime quattro danze, di tradizione neoclassica, sono affiancate altre quattro dal carattere più moderno e di atmosfera latina.
1.Gavotte. L’andamento regolare procede con classico fraseggio di quattro battute, in una struttura tripartita A (in sol maggiore) B (in sol minore) A’ (di nuovo in sol maggiore).
2.Menuet. Anche qui il ritmo regolare e la struttura tripartita (con alternanza maggiore/minore) definiscono i contorni della danza classica.
3.Polka. Si potrebbe definire à la manière de Poulenc per il tema puntato con accompagnamento di accordi ribattuti, ripetuti alla fine della frase. Questo tema popolaresco e “infantile” fu utilizzato da Salzedo nella sua prima composizione Moustique, andata perduta, scritta all’età di 5 anni.
4.Siciliana. Il ritmo del 6/8 caratterizza questo brano, con struttura tripartita e alternanza maggiore/minore di atmosfera arcaicizzante.
5.Bolero. L’indicazione affettuoso rende l’idea di questa danza, attraversata dalla ripetizione di una costante formula ritmica, dal carattere intimo ed evidente vena lirica “spagnoleggiante”.
6.Seguidilla. L’aspetto del puro ritmo di danza, con un’unica figurazione ricorrente, prevale sulla componente melodica: è la danza più breve delle otto.
7.Tango. Il ritmo ostinato di Habanera al basso, identico dall’inizio alla fine del brano, accompagna la melodia della mano destra, suadente come un tango della tradizione di Gardel.
8.Rumba. Anche in questo caso il ritmo prevale su tutto: come la Brasileira da Scaramouche di Milhaud, presenta modulazioni impreviste e grappoli di accordi per dipingere un’atmosfera festosa e allegramente dionisiaca.
Fernando Scafati